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Poeta dall’accurata scelta linguistica, tale da rendere la sua produzione poetica ricca di evocazioni dalla condivisibile emozione e sentimento.
La realtà circostante è inserita all’interno di una ciclicità simile a quella imposta dalla natura. Lo sguardo del poeta volge con frequenza verso un ritorno al mondo delle origini, una età andata e lontana dall’incomprensibile groviglio della storia e dei suoi caotici singulti. In questa maniera, la memoria cerca di fondersi con la natura, metamorfosi necessaria al fine di garantire il ripristino dell’ordine.
Vegelia vegelia, così chiamavi madre quel fiore dal calice allungato e dal profumo antico, ai vetri solo somigliante, quei vetri d'un giallo-verde accesi della villetta liberty a noi accanto., un nome ed un profumo i più distanti, ora trame d'aria soltanto, un soffio di quegli anni, il più remoto e c'erano anche le ricotte bianche, palle di neve mi sembra le chiamassi, i suoi petali vorticano nell'aria al più lieve vento dell'aprile, tu ci cammini in mezzo come in un quadro ricorda i fiori, ma quel tempo, no, non pensarlo gentile, stride la sirena dentro l'aria, la porta del rifugio è bassa e storta, la porta del rifugio è d'oltretomba gentile è quel soldato dal largo elmo che dona cioccolate alla sorella, gentile, aggettivo così fragile e incerto, il canto dei polacchi desolato che s'alza tra le lucciole la sera vegelia, il tuo nome m'è caro, così lontano agosto 2018 Umberto Piersanti, Campi d'ostinato amore, La nave di Teseo, 2020.
Madre madre, così lontani i volti, oltre la nebbia sconfinata -un fumo li disegna appena, appena come ciocco ormai spento fa nel camino- dietro la casa antica, dietro la balaustra che s'apriva all'Immenso, lì del padre s'aspetta il ritorno e la sorella bruna mi guida alla cerca del muschio nelle valli d'infanzia sconfinate e con gesti perfetti l'altra dispone limpide statuine nell'angoliera non ho più immagini d'allora, ma quello è un tempo non adatto a pellicole e figure e nella mente s'appanna a poco a poco con gli occhi e con le mani ti cerco il volto, la memoria pervade la mia giornata agosto 2019 Umberto Piersanti, Campi d'ostinato amore, La nave di Teseo, 2020.
L'aquila della Wehrmacht e quella sacca grigio-paglia con l'aquila della Wehrmacht stampigliata rimasta intatta negli anni e nei traslochi inutile cercarla non la ritrovi, come e perché un soldato ce l'ha data? forse era marzo o magari un pò prima, fumavano i caldari nel grande orto sotto l'inferriata, avvolti nei pastrani e incappucciati mangiavano i tedeschi il rancio amaro, immobili e solenni gli occhi a terra, dal rancio e dal dolore non li distoglie il rombo degli aerei per la Romagna se la sacca guardavi c'era un odore, l'odore della guerra, dell'invasione, l'odore di benzina dai barili immensi talora aperti per i carri e i camion, e il passero mio amico nell'infanzia, dal padre raccolto sulla neve alta e dalla bruna sorella presso la stufa messo ad asciugare, dentro il nero bitume ingoiato e steso con le ali aperte -è il dolore- pensavi -che non risparmia le dolci creature, gli uccelli e i fiori, la guerra non la fanno ma non basta, il male è dentro l'aria, copre la terra- magari quella secca ce l'ha data con dentro i pomodori e l'insalata -l'orto d'ogni erba è colmo, dalla fame d'Urbino ci risparmia- l'austriaco gentile gracile e biondo, alla sorella grande, la castana, accanto al pozzo forse gliel'ha donata i carri vengono giù dalle Cesane, fitti, fitti più della grandine d'aprile e gli inglesi, gli indiani e i canadesi a branchi sono scesi quasi alle mura forse l'austriaco bussa a una porta, nessuno che gli apra, che lo nasconda, che panni da borghese gli regali, la sorella lo pensa mentre prepara i tagliolini in brodo per la Liberazione gennaio 2020 Umberto Piersanti, Campi d'ostinato amore, La nave di Teseo, 2020.
Raggi sul Tirreno celeste come il mare d'oggi che i raggi accoglie, celeste la tua maglia che il sole di gennaio non riscalda, celeste dono agli umani questa luce, quest'attimo sospeso sopra l'acque e i giorni, e il tempo mai l'oscura gennaio 2018 Umberto Piersanti, Campi d'ostinato amore, La nave di Teseo, 2020.
Dentro il presente quale millennio scorre per le strade, nei caffè della sera ragazzi dai jeans strappati, i volti così incerti e luminosi, voi che sedete intorno ai lunghissimi tavoli per i vostri eterni aperitivi, chiedo come ad altri a vois così simili e lontani chiese un poeta antico e forestiero? anche questo è tempo dove parlare d'alberi appare un delitto perché su troppe stragi comporta il silenzio? forse, ma tra selve odorose troppo tempo hai trascorso e il loro verde sapore t'è entrato per la gola giù nel sangue, una diversa era ti ha abitato mentre guardi il Carpegna annuvolato, passi lento tra ornelli e ginepri, da forestiero cammini dentro il Presente luglio 2018 Umberto Piersanti, Campi d'ostinato amore, La nave di Teseo, 2020.