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Cresciuto in una famiglia della borghesia rurale, repubblicana e anticlericale, si trasferì ancora quindicenne a Lisbona per continuare gli studi liceali, abbandonati alla morte del padre. Nel 1959 pubblicò un piccolo volume di poesie (Corpo submerso) del quale si trascrivono alcune liriche in questa pagina digitale. Le liriche sono state tradotte da Liliana Navarra e pubblicate nel volume da lei curato: João César Monteiro. L’alchimista di parole, Sigismundus Editrice, 2013. Grazie all’intervento tempestivo della poetessa Luiza Neto Jorge, sua amica, alcune copie della traduzione italiana si sono potute salvare da una tragica fine, prima che venissero confiscate dall’autore.
Insieme a Manoel de Oliveira, João César Monteiro è considerato il massimo esponente del cinema portoghese ed europeo.
Corpo submerso è un piccolo volume i cui versi si muovono all’interno di registri linguistici paradossali che generano veri e propri cortocircuiti semantici. Ciò consentiva a César Monteiro di aprire nuove possibilità linguistiche in grado di offrire svariati punti di vista e, di conseguenza, forme diverse della sua interpretazione verbale; elementi che si ripresenteranno più tardi nella sua produzione cinematografica.
«Com'è diverso l'amore in Portogallo!» «Ah! Canaglia. E il pidocchio?» O «Com'è diverso il pidocchio in Portogallo» «Ah! Canaglia. E l'amore?» Scendevo io amore prudente con la sonnolenza di un bue pacifico l'elegante via della città quando ti vidi cavolfiore di bellezza attraversata come un sogno nei miei passi La tua sfilante mano bagnata nel casto latte oscillava pendolante un cappellino che in qualsiasi vecchia sdentata è simile ma non ha la stessa tenerezza poverino I tuoi seni mi pungevano quasi ironici e trionfanti (-Che meloni- gemette persino un vecchio prete che passò) Dai tuoi occhi fuoriuscivano fiamme deliranti che il tuo onorato e panzuto padre certamente ancora non notò. È per te amore che la Natura rimase esausta Per te grande capolavoro occulto vagito di perfezione tutto il piscio di donna mi si sostituì per un sobrio e virile odore di violetta e gelsomino Per te anche in mutande sarei ambasciatore nel Vaticano o nel rosato concavo culo del tuo orgoglioso padre mangerei uno sporco brodo di cavoli e fagioli Ma ecco amore, che per la tua gracile nuca un pidocchio scende impazzito dando giri e giri e ancora giri sul tuo armonioso collo ben lavato E fu allora che le mie mani sollecite tessettero spiegate un notturno novello innamorato nella spaventata superficie strangolata Cadesti nell'elegante via della città proprio alla porta di un'agenzia funebre Mi stesi patetico al tuo lato guardando il cielo quasi chiaro e velato Dalle nostre mani intreciate capelli di sangue attorno a noi si spargevano Due candele di sebo ai nostri piedi lato a lato allineate sentinelle feroci per il cattivo odore che esalavano Il pidocchio nel tuo ventre azzurro sfilava fischiando una canzone pacifica e notandomi che attonito ascoltavo gridò affabile come un papa affabile Grazie disgustoso camerata così orizzontali e facili il mio destino sarà infallibile e divino. Liliana Navarra, João César Monteiro. L’alchimista di parole, 2013.
PER L'IPOTESI DI UN CARNEVALE Forgerò nei tuoi reni meduse di fuoco fino a sentirti crudele e portatrice di luminosità scenderò nei tuoi capelli singhiozzi di fatica finoa sentire nelle tue labbra suoni di flauto e miele e mi libererò per riviverti angelo o prostituta danzando nuda nella grande notte repentinamente illuminata e priva di maschere. Liliana Navarra, João César Monteiro, L’alchimista di parole, Sigismundus Editrice, 2013.
CANTO FUNEBRE PER FEDERICO GARCÍA LORCA I la vecchia passò un limone sulla sua testa di oliva e dai suoi occhi sfilarono paesaggi limpidi di tenerezza gli assassini pittarono già la bianca parete sulla quale lo accostarono le pallottole di morte strapparono già il suo corpo musicale e moro di zingaro formando un nero pozzo di sangue vicino le arene silenziose e crespate II donna vattene di qui e chiama i tori di fumo che voglio torcere loro le corna fino a sentire un alito di fiori moribondi nelle mie dite di agonia vattene di qui e dici al tuo uomo che arrestarono il nostro amico poeta nei verdi prati nei quali correva e lo portarono coi loro cavalli e lo uccisero qui vattene vattene pallida creatura nata lontano da qui III nella piazza gruppi di tristezza serrano nei denti coltelli e grida nella culla piangono i bambini in cattività e nei petti delle donne il latte seccò in una disperazione delle cinque del pomeriggio lungo il fiume insanguinato vengono i poeti vedovi a versare le loro lacrime di rivolta e malinconia IV uno scheletro sta sanguinando nella tua eternità uno scheletro morbido che si sfuma nell'energia degli elementi violenti ma nella residenza addormentata un canto riposa solitario è un canto che rinasce dalle stelle e brucia l'alba di galli in fiamme è un canto che spegne nella notte gli ululati congelati del silenzio irrimediabile della nave naufragata Liliana Navarra, João César Monteiro, L’alchimista di parole, Sigismundus Editrice, 2013.