ROBERTO BOLAÑO

[Santiago de Chile 1953 – Barcelona, 2003]

Ritratto di Roberto Bolaño in uno stencil a Barcelona nel 2012 – Autore: Farisori – Copyright: Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0

Molti dei giovani della generazione di cileni a cui Roberto Bolaño apparteneva, guidata dal presidente medico Salvador Allende, cercava un modo diverso di attuare le grandi trasformazioni sociali, senza ricorrere alla lotta armata. Tuttavia, la destra oligarchica, classista, agraria, legata alla terra, reazionaria, alleata dei capitali stranieri e degli Stati Uniti in particolare, si era fin dall’inizio opposta a questo percorso. La fine tragica del governo Allende ebbe conseguenze devastanti sulla maggioranza della popolazione cilena, la quale dovette scontare, sotto gli anni della dittatura del generale Pinochet, l’audacia di aver agognato un percorso politico e sociale alternativo, che fosse in accordo con la realtà del Paese.

Dall’esilio in Messico, Bolaño raccontò nei suoi romanzi e nei suoi versi la nuova realtà che stava vivendo il paese sudamericano. La letteratura di testimonianza e con essa la poesia, s’incaricarono di raccontare le esperienze vissute dai sopravvissuti alla detenzione e alla tortura durante e dopo la dittatura, come forma di ribellione alla versione istituzionalizzata imposta dal potere. Si trattò di una vera e propria letteratura di denuncia che si era consolidata soprattutto dopo la scomparsa del dittatore cileno, in opposizione al processo di cancellazione e di oblio degli orrori perpetrati dai militari durante gli anni del governo militare.

AUTORITRATTO AVENT'ANNI


Mi lasciai andare, lo presi al volo e non seppi mai
dove avrebbe potuto portarmi. Ero pieno di paura,
mi sciolse l'intestino e mi ronzava la testa:
credo che fosse l'aria fredda dei morti.
Non so. Mi lasciai andare, pensai che era un peccato
mancare così presto, d'altra parte però
avevo sentito quella chiamata misteriosa e convincente.
O la senti o non la senti, e io l'avevo sentita
e mi misi quasi a piangere: un suono terribile,
nato dall'aria e dal mare.
Uno scudo e una spada. Allora,
malgrado la paura, mi lasciai andare, avvicinai la guancia
alla guancia della morte.
E fu impossibile chiudere gli occhi e non vedere
quello spettacolo strano, lento e strano,
benché integrato in una realtà velocissima:
migliaia di ragazzi come me, imberbi
o barbuti, ma tutti latinoamericani,
che accostavano la guancia alla morte.


Roberto Bolaño, da "La mia vita nei tubi di sopravvivenza", in L'università sconosciuta, traduzione in italiano di Ilide Carmignani, Sur, 2000.

OCCHI


Non ti innamorare mai di una maledetta tossica:
Le prime luci del giorno ti sorprenderanno
Con del sangue sulle nocche e fradicio di urina.
Quel piscio sempre più scuro, sempre
Più preoccupante. Come quando su un'isola greca
Lei si nascondeva fra gli scogli o nella camera
D'una pensione a Barcellona, e recitava Ferrater
A memoria in catalano scaldando
L'eroina in un cucchiaio che si piegava
Come se quello stronzo di Uri Geller fosse
Nella stanza accanto. Non lasciarti ai e poi mai
   rincoglionire
Da una maledetta puttana suicida: all'alba il suo volto
Si dividerà in figure geometriche simili
alla morte. Con le tasche vuote vagherai
Inutile nella luce cinerea del mattino
E allora il desiderio, spento, ti sembrerà
Una battuta che nessuno si è dato la pena
Di spiegarti, una frase vuota, un codice 
Inciso nell'aria. E poi l'azzurro. Il maledetto
Azzurro. E il ricordo delle sue gambe sopra le tue.
Spalle. Il suo odore penetrante e strano. La sua mano
Tesa che aspetta i soldi. Aliena alle confessioni
E ai gesti prestabiliti dell'amore. Aliena ai dettami
Della tribù. Un braccio e due piedi bucati
Più e più volte: splendenti nella riga che separava
O univa ciò che è atteso da ciò che è inatteso, il sogno
E l'incubo che scivolava sulle piastrelle
Come l'urina sempre più nera: whisky, coca-cola
E alla fine un grido di paura o di sorpresa, ma non
Una richiesta d'aiuto, non un gesto d'amore,
Un maledetto gesto d'amore alla maniera di Hollywood
O del vaticano. E i suoi occhi, ricordi i suoi occhi dietro
Quei capelli biondi? Ricordi le sue dita sporche
   che sfregavano
Quegli occhi puliti, quegli occhi che sembravano
   guardarti da un altro
Tempo? Ricordi quegli occhi che ti facevano piangere
D'amore, contorcerti d'amore nel letto sfatto
O per terra, come se la scimmia ce l'avessi tu e non lei?
Non dovresti nemmeno ricordarti quegli occhi. Nemmeno
   per un secondo.
Quegli occhi come cancellati che sembravano seguire
   con interesse
I movimenti di una passione che non era di questo
   maledetto pianeta:
La vera bellezza dei forti brillava là,
Nelle sue pupille dilatate, nei battiti del suo
Cuore mentre la sera si ritirava come accelerata,
E nella nostra pensione di merda si sentivano di nuovo
   i rumori,
I vagiti della notte, e i suoi occhi si chiudevano.


Roberto Bolaño, da "La mia vita nei tubi di sopravvivenza", in L'università sconosciuta, traduzione in italiano di Ilide Carmignani, Sur, 2000.

I CANI ROMANTICI


A quel tempo avevo 20 anni
ed ero pazzo.
Avevo perso un paese
ma guadagnato un sogno.
E se avevo quel sogno
il resto non importava.
Né lavorare, né pregare,
né studiare all'alba
insieme ai cani romantici.
E il sogno viveva nel vuoto del mio spirito.
Una stana di legno,
in penombra,
in uno dei polmoni dei tropici.
E a volte mi guardavo dentro
e visitavo il sogno: statua immortalata
in pensieri liquidi,
un verme bianco che si contorce
nell'amore.
Un amore sfrenato.
Un sogno dentro un altro sogno.
E l'incubo mi diceva: crescerai.
Ti lascerai alle spalle le immagini del dolore e del labirinto
e dimenticherai.
Ma a quel tempo crescere sarebbe stato un delitto.
Sono qui, dissi, con i cani romantici
e qui resterò.


Roberto Bolaño, da "La mia vita nei tubi di sopravvivenza", in L'università sconosciuta, traduzione in italiano di Ilide Carmignani, Sur, 2000.

IL RITORNO DI ROBERTO BOLAÑO


I.

Tornai con le puttane del Cile e non ci fu un bordello
dove non fossi accolto come un figlio
come il fratello che riappare tra le nebbie
e sentii una musica deliziosa
una musica di chitarra e piano e congas
buona per ballare
buona per lasciarsi andare
e rimbalzare di tavolo in tavolo
di coppia in coppia
salutando i presenti
per tutti un sorriso
per tutti una parola
di ringraziamento


2.

Tornai pallido come la luna
e senza troppo entusiasmo
nei bordelli della mia patria
e le puttane mi sorrisero
con un caloreinaspettato
e una probabilmente non aveva
30 anni
benché ne dimostrasse 50
mi fece ballare
una samba o un tango
giuro che non ricordo
in mezzo alla pista illuminata
dalla luna e dalle stelle


3.

Tornai in pace
piuttosto malato
magro e senza soldi
e senza piani per trovarne
senza amici
senza una triste pistola
che mi aiutasse ad aprire
qualche porta
e quando tutto sembrava portarmi
al logico disastro finale
apparvero le puttane e i bordelli
le canzoni che ballavano
i vecchi magnaccia
e tutto tornò a brillare


Roberto Bolaño, da "La mia vita nei tubi di sopravvivenza", in L'università sconosciuta, traduzione in italiano di Ilide Carmignani, Sur, 2000.

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