João César Monteiro (Figueira da Foz 1939 – Lisbona 2003)

Crediti dell’immagine: IMDb

Cresciuto in una famiglia della borghesia rurale, repubblicana e anticlericale, si trasferì ancora quindicenne a Lisbona per continuare gli studi liceali, abbandonati alla morte del padre. Nel 1959 pubblicò un piccolo volume di poesie (Corpo submerso) del quale si trascrivono alcune liriche in questa pagina digitale. Le liriche sono state tradotte da Liliana Navarra e pubblicate nel volume da lei curato: João César Monteiro. L’alchimista di parole, Sigismundus Editrice, 2013. Grazie all’intervento tempestivo della poetessa Luiza Neto Jorge, sua amica, alcune copie della traduzione italiana si sono potute salvare da una tragica fine, prima che venissero confiscate dall’autore.

Insieme a Manoel de Oliveira, João César Monteiro è considerato il massimo esponente del cinema portoghese ed europeo.

Corpo submerso è un piccolo volume i cui versi si muovono all’interno di registri linguistici paradossali che generano veri e propri cortocircuiti semantici. Ciò consentiva a César Monteiro di aprire nuove possibilità linguistiche in grado di offrire svariati punti di vista e, di conseguenza, forme diverse della sua interpretazione verbale; elementi che si ripresenteranno più tardi nella sua produzione cinematografica.

«Com'è diverso l'amore in Portogallo!»
«Ah! Canaglia. E il pidocchio?»
               O
«Com'è diverso il pidocchio in Portogallo»
«Ah! Canaglia. E l'amore?»

Scendevo io amore prudente
con la sonnolenza di un bue pacifico
l'elegante via della città
quando ti vidi cavolfiore di bellezza
attraversata come un sogno nei miei passi

La tua sfilante mano bagnata nel casto latte
oscillava pendolante un cappellino
che in qualsiasi vecchia sdentata è simile
ma non ha la stessa tenerezza poverino
I tuoi seni mi pungevano quasi ironici e trionfanti
(-Che meloni- gemette persino un vecchio prete che passò)
Dai tuoi occhi fuoriuscivano fiamme deliranti
che il tuo onorato e panzuto padre
certamente ancora non notò.

È per te amore che la Natura
rimase esausta
Per te grande capolavoro
occulto vagito di perfezione
tutto il piscio di donna mi si sostituì
per un sobrio e virile odore di violetta e gelsomino
Per te anche in mutande sarei ambasciatore nel Vaticano
o nel rosato concavo culo del tuo orgoglioso padre
mangerei uno sporco brodo di cavoli e fagioli

Ma ecco amore, che per la tua gracile nuca
un pidocchio scende impazzito
dando giri e giri e ancora giri
sul tuo armonioso collo ben lavato

E fu allora che le mie mani
sollecite tessettero spiegate
un notturno novello innamorato
nella spaventata superficie strangolata

Cadesti nell'elegante via della città
proprio alla porta di un'agenzia funebre
Mi stesi patetico al tuo lato
guardando il cielo quasi chiaro e velato
Dalle nostre mani intreciate
capelli di sangue attorno a noi si spargevano
Due candele di sebo ai nostri piedi
lato a lato allineate
sentinelle feroci per il cattivo odore che esalavano

Il pidocchio nel tuo ventre azzurro sfilava
fischiando una canzone pacifica
e notandomi che attonito ascoltavo
gridò affabile come un papa affabile

Grazie disgustoso camerata
così orizzontali e facili
il mio destino sarà infallibile e divino.


Liliana Navarra, João César Monteiro. L’alchimista di parole, 2013.

PER L'IPOTESI DI UN CARNEVALE


Forgerò nei tuoi reni
meduse di fuoco
fino a sentirti crudele
e portatrice di luminosità

scenderò nei tuoi capelli
singhiozzi di fatica
finoa sentire nelle tue labbra
suoni di flauto e miele
e
mi libererò
per riviverti
angelo o prostituta
danzando nuda nella grande notte
repentinamente illuminata
e priva di maschere.


Liliana Navarra, João César Monteiro, L’alchimista di parole, Sigismundus Editrice, 2013.

CANTO FUNEBRE PER FEDERICO GARCÍA LORCA


I

la vecchia passò un limone
sulla sua testa di oliva
e dai suoi occhi sfilarono
paesaggi limpidi di tenerezza
gli assassini pittarono già
la bianca parete sulla quale lo accostarono
le pallottole di morte strapparono già
il suo corpo musicale e moro di zingaro
formando un nero pozzo di sangue
vicino le arene silenziose e crespate


II

donna vattene di qui
e chiama i tori di fumo
che voglio torcere loro le corna
fino a sentire un alito
di fiori moribondi
nelle mie dite di agonia
vattene di qui e dici al tuo uomo
che arrestarono il nostro amico poeta
nei verdi prati nei quali correva
e lo portarono coi loro cavalli
e lo uccisero qui
vattene vattene pallida creatura
nata lontano da qui


III

nella piazza gruppi di tristezza
serrano nei denti coltelli e grida
nella culla piangono i bambini in cattività
e nei petti delle donne il latte seccò
in una disperazione delle cinque del pomeriggio
lungo il fiume insanguinato vengono i poeti vedovi
a versare le loro lacrime  di rivolta e malinconia


IV

uno scheletro sta sanguinando
nella tua eternità
uno scheletro morbido che si sfuma
nell'energia degli elementi violenti
ma nella residenza addormentata
un canto riposa solitario
è un canto che rinasce dalle stelle
e brucia l'alba
di galli in fiamme
è un canto che spegne nella notte
gli ululati congelati
del silenzio irrimediabile
della nave naufragata



Liliana Navarra, João César Monteiro, L’alchimista di parole, Sigismundus Editrice, 2013.

Lascia un commento